Ho sempre sentito la necessità di lasciare traccia dei miei pensieri, come se questo potesse liberarmi da quell’inquietudine che al contempo mi soffoca e affascina. Sono spinto da una profonda ricerca interiore sull’esistenza e sul complicato rapporto fra il mio io introverso e la società.
L’esistenza umana è il tema a cui sono fortemente legato e che tento di raccontare attraverso le opere.
Ho iniziato con la pittura, unendo ad essa lacerazioni, graffi, tagli, cicatrici. La materia molestata in ogni sua forma ma intatta nella sua forza, primordiale, autentica, trasmetteva con evidenza i segni del vissuto.
Successivamente mi sono dedicato alla “Ruggine”, creatura viva che come l’uomo nasce, cresce, consuma e si espande, si trasforma adeguandosi alle condizioni, subisce le conseguenze e si adatta all’ambiente. Invecchia e modificandosi porta addosso la storia e i segni del tempo.
Oggi affido il sentimento dell’esistere alle opere “Epifragma”.
Epifragma è il tentativo di raccontare una forma di vita.
Si tratta di esistenze latenti e immaginarie chiuse nella propria solitudine, al riparo dal mondo. Epifragma è un coperchio, un guscio che custodisce la vita. I fori fanno da finestre e consentono di conoscere l’opera come se si trattasse di un essere umano. In questo senso quindi, le opere non vanno comprese ma conosciute, scoperte, per intrecciare con loro un sentimento. Ogni opera racconta una storia personale. Unica, come l’esistenza degli esseri umani.
Questi i principali aspetti che caratterizzano la mia arte:
Introspezione. Profondità. Interiorità. Riflessione. Malinconia. Intimità.
Asimmetria. Squilibrio apparente. Tagli. Legami. Mancanze.
Considero gli Epifragma creature vive ed elevo le cose materiali a spiriti.
La mente vede e immagina oltre i limiti razionali. E così nelle opere risiede anche l’anima.
L’anima è un aspetto immateriale nascosto, recondito, che va ricercato e che spesso abita il silenzio.
Le opere appaiono sospese come ad instaurare un dialogo con chi osserva, ma non dichiarano mai esplicitamente il loro messaggio, lasciando intendere quello che pensano o sentono soltanto se realmente ascoltate. Sono ambigue, complicate nella loro semplicità e richiedono un approccio profondo per invadere la loro intimità.
Vivono in un limbo, velate da uno stato di malinconia, anche quando in apparenza manifestano il contrario.
Sono figlie di una condizione, di un sentimento, di uno stato d’animo.
E di questo bisbigliano.
Giulio Centurelli